di Gianni Zen (fonte: Il Sussidiario.net – 11.09.20)

L’autore, dirigente scolastico, vede nell’imminente inizio delle lezioni il ritorno alla scuola viva, dove la relazione fisica non è sostituibile da nessuna risorsa tecnologica. E lancia la proposta agli studenti di tenere un diario di bordo come occasione di riflessione su questi tempi particolari di scuola e di vita.

Dopo il lockdown, ritorna la scuola di vita, di vita piena. Sarà difficile, al di là di tutti gli sforzi, gli investimenti, le precauzioni. Ma non c’è alternativa alla scuola viva, fatta di incontri, di sguardi, di sentimenti, prima che di conoscenze e competenze da valutare.

E non c’è tecnologia che tenga, perché la scuola è, appunto, anzitutto relazione fisica. Cioè si cresce insieme, che siano piccoli o grandi. La tecnologia aiuta, può aiutare e integrare, ma mai sostituire due sguardi che si incontrano.

Quest’anno anche la scuola, come tutti gli altri contesti sociali, sarà cioè una palestra vivente di responsabilità, fatta di regole, anche di divieti, ma di una responsabilità che ci si augura sia capace di garantire e di prevenire il più possibile la salute di tutti.

Il rischio zero, lo sappiamo, non esiste, come ci siamo ripetuti tutti. Allora dobbiamo disporci, come in qualsiasi altro contesto, a convivere col rischio, e a confidare in ciascuno per il rispetto delle norme elementari. Auguriamo dunque un felice rientro a scuola, ma con questo pensiero di sottofondo.

Le scuole, con i presidi, i docenti, il personale, assieme agli enti locali, hanno lavorato duramente, in questi mesi, districandosi tra mille carte e dichiarazioni, per preparare questo rientro a scuola. Il vero punto critico rimane il trasporto, i trasporti pubblici. Giusto raccomandare tanta prudenza e attenzione.

Nelle famiglie si stanno vivendo questi momenti con tanta apprensione. L’importante è convincere e convincersi del rispetto delle norme e regole. Cioè fare la propria parte, sul piano del controllo preventivo, ma anche su quello formativo. Perché la scuola è scuola.

E a livello formativo, scandito per ordinamento di scuola e poi per i diversi indirizzi, tutti metteranno l’accento sulla fragilità come componente di sostanza della nostra vita personale e sociale. Fragilità come senso del limite, e come domanda di assunzione di responsabilità a livello di conoscenze, di comportamenti e di relazioni. Quanta scuola, in questa situazione, quanta scuola di qualità si riuscirà a realizzare? Eppoi, in presenza o, nel caso, anche a distanza?

Spetta qui ai docenti la revisione, anche il ripensamento, della programmazione didattica e culturale. Ed è bene che questa venga presentata e discussa con i ragazzi, anzitutto, ma anche con i genitori. Con un piccolo-grande risultato: sarebbe bello che i ragazzi iniziassero a scrivere una sorta di diario di bordo, in modo da lasciare traccia di questa esperienza di vita. Anche questa è scuola.

Il lockdown prima, e ora questo nuovo modo di vivere la scuola, non devono, prima o poi, scivolare via, per essere infine rimossi, ma sono momenti che è giusto interiorizzare, cioè far diventare opportunità di ripensamento di conoscenze e abitudini, anzitutto mentali.