Quale futuro per la scuola?

Nell’intervista, il prof. Matteo Sansone, dirigente scolastico, fa il punto sulle prospettive che si aprono per il nuovo anno scolastico, considerando il periodo della didattica a distanza come una necessaria soluzione di ripiego, ma che non può sostituire la scuola in presenza, nella quale soltanto si possono dare relazioni e costruire legami utili alla formazione integrale dello studente.

Per questo, pur riconoscendo le difficoltà oggettive che la riapertura delle scuole comporta in termini di allestimento degli spazi scolastici secondo le disposizioni di sicurezza, riconosce che il mondo della scuola si sta adoperando perché questo sia possibile. Ed inoltre auspica che il ritorno in aula susciti un rinnovato entusiasmo per una educazione di qualità.

1. Quali prospettive si aprono per il nuovo anno scolastico?

            Il nuovo anno scolastico è alle porte, ricco di incognite e aspettative. Dopo la forzata esperienza della cosiddetta didattica a distanza, allievi e genitori sono impazienti di ritornare a scuola: posso testimoniare di aver assistito durante gli Esami di Stato,  appena conclusi, a pianti liberatori da parte di alcuni studenti che esprimevano la dolorosa prova del distacco dalla comunità scolastica. Si esprimeva così il forte legame che a scuola si costruisce non solo con  i compagni di classe, ma anche con i docenti e il personale scolastico.

            Tutti vogliono, giustamente, ritornare a scuola: studenti, docenti, personale ATA e genitori, ognuno  con la propria collocazione. La chiusura forzata dovuta alla pandemia, ha avuto l’effetto di far riscoprire il ruolo che riveste questa istituzione e del suo futuro. Abbiamo avuto la consapevolezza che non sarà possibile sostituire la scuola con altri surrogati anche digitali, come si profetizzava, pochi anni fa,  in alcuni convegni settoriali con l’avvento del Web. Abbiamo riscoperto che la scuola è un luogo di incontro, di relazioni, dove si costruiscono legami che possono sembrare talora  deboli, ma utili allo sviluppo della nostra identità personale e alla nostra formazione non solo culturale.

            Dall’assunto che la scuola è insostituibile nella sua funzione sociale ed educativa, ma bisognosa di essere al passo con i tempi e con le esigenze dei nostri discenti, quindi con uno sguardo sempre rivolto all’innovazione, intesa come tensione al miglioramento, discende la grande aspettativa di ritornare sui banchi, anche monoposto, come ci impongono gli standard di distanziamento interpersonale anti Covid-19. La didattica a distanza assolve solo in parte i compiti educativi della scuola in presenza e pertanto la riapertura delle aule non solo è auspicabile, ma è irrinunciabile.

            Il rientro, così desiderato, non è del tutto scontato e lineare: è adombrato da incognite.  A scuola è quasi impossibile evitare gli  assembramenti e pertanto occorre gestirli in sicurezza con le dovute misure idonee a prevenire eventuali contagi, le conseguenti chiusure e il ritorno alla DAD. Mancano spazi idonei  a contenere le nostre classi che risultano numerose per le aule progettate con altri standard. Si apre un nuovo scenario: vi è un’oggettiva difficoltà a reperire nuove aule dalle dimensioni richieste dalla misure restrittive. Nell’impossibilità di soddisfare l’enorme richiesta di spazi nuovi e idonei, occorre mettere mano a delle soluzioni innovative: turnazioni, suddivisione della classe in gruppi e collocati in spazi diversi, didattica cosiddetta mista: un gruppo in presenza e un gruppo a casa con la didattica digitale. In queste settimane le scuole sono alle prese nel trovare le soluzione più idonee utilizzando tutti gli strumenti forniti dall’autonomia scolastica con il DPR 275/1999: questo è il momento favorevole che ci consente di mettere mano alla “creatività” didattica utilizzando tutta la flessibilità organizzativa e didattica che il Regolamento dell’autonomia consente: rimodulazione dell’unità didattica, didattica per gruppi, sottogruppi anche di classi diverse e parallele, la flipped classroom ecc.

2. Quale la peggiore e quale la migliore?

La prospettiva migliore è il ritorno graduale alla normalità in presenza, senza abbandonare la didattica a distanza, che può risultare utile non solo in caso di  emergenza, ma anche per alcune attività complementari: approfondimenti, recuperi anche singolarmente attuati, ricerche, conferenze tematiche su Cittadinanza e Costituzione, Educazione Civica. Dall’esperienza vissuta in questi mesi, è emerso che per gli incontri collegiali , quali i Consigli di Classe , i Consigli di Istituto, le piattaforme digitali si prestano bene.

            La prospettiva peggiore è il forzato ritorno alla sola didattica a distanza senza chiare linee guida ministeriali, che ci sono state promesse.

3. Quali i punti non negoziabili?

            Irrinunciabile indubbiamente è il contesto di relazioni educative che la scuola è chiamata a costruire anche in situazioni emergenziali : i nostri studenti, soprattutto i più piccoli non possono rinunciare alle occasioni di crescita umana che la scuola offre con il suo servizio: pertanto bisogna far di tutto per garantire il ritorno sui banchi in sicurezza e nel rispetto delle norme di prevenzione dal contagio.

4. Come si sta preparando la sua scuola alla riapertura?

             La scuola che dirigo, come tutte le altre, si sta preparando con una minuziosa  ricognizione di tutti gli spazi che in base alla metratura possono ospitare  classi intere nel rispetto del distanziamento interpersonale imposto dalle norme anti Covid -19. Terminata questa operazione, si chiederanno nuovi spazi all’Ente locale preposto, che  sicuramente potrà soddisfare solo parzialmente le nostre richieste.

            Di pari passo si sta studiando un piano per consentire a tutti gli studenti la didattica in presenza utilizzando tutti gli strumenti che il Regolamento dell’autonomia ci consente di utilizzare: didattica mista, con una quota minoritaria in DAD; turnazioni per alcune classi con orario antimeridiano e pomeridiano.

5. Immagini di essere Ministro, da cosa partirebbe per riaprire la scuola?

            Premetto che nessuno vorrebbe essere nei panni del ministro della P.I.

Ciò detto, mi pare prioritario reperire tutti gli spazi utili per garantire il ritorno graduale alla normalità con la didattica in presenza, con  gli investimenti richiesti per assicurare il rispetto delle misure preventive e non escluderei dallo scenario la didattica digitale che richiede una solida formazione settoriale che non sempre si può improvvisare.

Dal Bosco Miriam