Le domande della filosofia.  Insegno filosofia da quarant’anni e sono ancora appassionato per il mio lavoro! Perchè? Vedo che gli studenti sono molto interessati, oggi come quarant’anni fa, alle domande della filosofia, che sono quelle di ogni uomo. Studiare il pensiero dei filosofi significa affrontare razionalmente le questioni essenziali: “Da dove vengo?  C’è una vita dopo la morte?  Esiste Dio?  Cos’è il bene e cos’è il male?  Cosa significa amare? Come raggiungere la felicità? Cosa ci sono venuto a fare a questo mondo? …”  

Posso immaginare le obiezioni di uno studente o anche di un collega di fronte a queste domande che sembrano “insolubili”, perché prive di una risposta immediata e concreta.

Prima obiezione: lo scientismo. Oggi viviamo in un mondo impregnato di scientismo, un’ideologia che idolatra la scienza e la tecnica, come se potessero risolvere tutti i problemi. Questa cultura neopositivista è entrata in conflitto con il pensiero metafisico e religioso. Un celebre critico letterario, Natalino Sapegno, diceva che le domande filosofiche e religiose sul senso della vita, sono domande adolescenziali … allora Dante, Beethoven, Goethe, Manzoni … erano tutti adolescenti!   

Invece le domande sopra citate sono tutte ineludibili e l’insegnamento della filosofia aiuta ad affrontarle con ragionevolezza ed equilibrio, evitando le derive del fanatismo ideologico, della superstizione, dello scientismo. Perché come diceva proprio uno scienziato, Einstein: “noi conosciamo molto i mezzi, ma siamo ignoranti sul fine”.  Le discipline scientifiche spiegano i mezzi, la tecnica, ma il fine, il senso non lo sanno e non lo possono dare. L’ha spiegato molto bene Victor Frankl che riconosceva che in ogni uomo c’è una domanda ancora più vasta e profonda di quella del solo piacere o del successo economico. È appunto la domanda sul significato di tutto quello che facciamo. Il nichilismo, la depressione e tutte quelle dipendenze patologiche (tossicodipendenze, alcolismo, ludopatia …) che attanagliano tanti giovani dipendono proprio dal non aver trovato un senso per cui vivere. La filosofia non ha quindi un’utilità immediata, come le tecnologie, o come l’economia, ma ha un’utilità di fondo per la nostra vita: ci suggerisce e ci aiuta a cercare una motivazione. Se manca una motivazione, prima o poi tutto ci annoia. 

Seconda obiezione: la filosofia è disorientante. Uno studente può rimanere disorientato di fronte alla carrellata di pensatori diversi e spesso contrapposti in più di duemila anni. Io direi che comunque, studiando i filosofi, noi studiamo noi stessi e possiamo valutare come hanno dato risposte alle nostre stesse domande. Lo studio di Socrate, di Aristotele, di Sant’Agostino, di Kant o Hegel …  sono altrettante occasioni per riflettere su noi stessi. Per questo chiedo sempre il parere degli studenti, perché mi interessa sapere cosa ne pensano e noto che i ragazzi sono molto coinvolti, perché non si tratta di un discorso astratto e teorico, ma di un discorso che riguarda la loro vita stessa. Tutti siamo interessati a sapere cos’è il bene e cos’è il male, che cos’è la giustizia, che senso ha la preghiera, se c’è un aldilà…  E forse lo studio della filosofia è l’unica occasione che tanti giovani hanno per riflettere su queste tematiche, soprattutto oggi, quando le istituzioni religiose risultano assenti o insignificanti per la maggior parte dei giovani.  Certo, la spiegazione della storia della filosofia può essere talora fuorviante, perché, per onestà intellettuale, dobbiamo soffermarci tante volte su pensatori di cui non condividiamo quasi niente. Ma se io avessi dovuto insegnare la monotonia di un pensiero univoco, l’ora di filosofia sarebbe diventata un indottrinamento a senso unico. Come nei famigerati totalitarismi del Novecento dove erano tutti burattini.  Invece, ho sempre interpretato il mio insegnamento come un aiutare i giovani a confrontare le diverse visioni della vita e del mondo. Nello studio dei vari filosofi, lo studente è sempre stimolato alla riflessione, al confronto, alla valutazione critica. Ho sempre avuto fiducia nel meglio della natura umana che è capace di discernere il bene dal male, l’amore dall’odio, il dialogo dalla violenza.  Non è possibile questo discernimento se il ragazzo non ha gli elementi per poter confrontare e quindi valutare. Proprio in questo consiste, a mio parere, la funzione di un insegnante aperto alla ricerca e non dogmatico. Lo studio dei filosofi permette ai ragazzi di poter sempre confrontare i vari Marx, Freud, Nietzsche … con un messaggio aperto al Sacro e alla trascendenza. È quando un professore spiega solo filosofi atei o agnostici che gli studenti scivolano nell’indottrinamento, perché non viene loro neppure spiegata la ragionevolezza dell’alternativa aperta al Trascendente. Un’educazione non è completa se non garantisce una conoscenza adeguata delle diverse visioni del mondo, da quella immanente a quella trascendente. 

Terza obiezione: l’ora di filosofia non è un’ora di religione. Le domande citate all’inizio sono di tipo non solo filosofico, ma anche, e forse soprattutto, religioso. È vero che anche le religioni ci possono chiarire queste domande esistenziali alla luce di una Rivelazione, ma l’uomo, anche se credente, rimane sempre un “filosofo” perché deve ragionare, deve cercare con la ragione i motivi di credibilità della Rivelazione. Per questo ho sempre dato spazio anche alla filosofia della religione, intesa come ricerca delle motivazioni ragionevoli della Rivelazione cristiana. Mi riferisco al discorso laico sull’autenticità storica dei Vangeli e sui valori morali che hanno introdotto nella storia. Come diceva Massimo Cacciari, la filosofia è inizialmente atea, nel senso che cerca risposte senza presupporre niente di trascendente; ma finisce per collegarsi con la teologia, in quanto questa ricerca si interroga su una Causa prima e indaga laicamente sulla morale. Kant in questo è stato un grande maestro.

Si deve aggiungere che lo studio della filosofia, in quanto impostazione razionale dell’esistenza, aiuta i giovani ad evitare le derive della religione, quali la superstizione, il fanatismo, il fideismo, inteso come fede senza ragione. La filosofia ci libera dal fanatismo, cioè dalla presunzione di avere una verità assoluta da imporre agli altri.  

Quarta obiezione: la filosofia contemporanea favorisce lo scetticismo e l’ateismo. Rispondo che proprio lo studio della filosofia aiuta il giovane a togliere tutte quelle incrostazioni che hanno deformato la morale e il Volto stesso di Dio.  Quando spiego, nelle classi quinte, filosofi come Marx, Nietzsche, Freud … che fanno professione di ateismo, io mi chiedo che tipo di Dio fosse quello che loro respingevano!  Era una caricatura, una deformazione di Dio, che è stato calunniato nella storia. Marx pensava che Dio ci distraesse dalla vita terrena, legittimando lo sfruttamento economico, Freud pensava che Dio inibisse la sessualità, Nietzsche pensava che Dio fosse nemico del piacere e ci mortificasse facendoci vivere da risentiti.  Sono tutte deformazioni, che ricalcano più o meno apertamente la prima grande tentazione della Genesi: “Non è vero quello che Dio vi ha detto, Lui non vuole che voi siate come Lui”. La calunnia su Dio è stata la prima tentazione e studiando filosofia scopriamo che Dio è stato calunniato molte volte. E quindi proprio grazie alla filosofia possiamo recuperare un Volto autentico di Dio, liberato dalle maschere che noi uomini Gli abbiamo imposto.

Una conclusione costruttiva. E se dovessi scegliere un florilegio di filosofi particolarmente costruttivi per la formazione dei giovani?  Direi che per la filosofia antica il più apprezzato, anche dagli studenti, è Socrate, per il suo spirito critico, il suo atteggiamento di domanda, il dialogo, il rifiuto della violenza, la scoperta dell’anima come essenza dell’uomo, la ricerca della verità. Naturalmente anche Agostino e Tommaso sono maestri di vita, il primo anche per la sua esperienza esistenziale, il secondo per la sua impostazione ragionata dell’etica e della metafisica. Poi vedo che è molto apprezzato anche Kant. I giovani riconoscono che, come dice lui, dentro di noi c’è la voce della coscienza. Abbiamo tutti un imperativo categorico che ci dice quello che dobbiamo fare. Un imperativo che impone il primato dell’etica in quanto rifiuto di ogni strumentalizzazione dell’essere umano. E questo è un grande insegnamento laico costruttivo per la formazione di una coscienza morale capace di difendere i diritti umani.

Nella filosofia contemporanea ho scoperto che viene molto apprezzato il pensiero di Max Scheler, che è poco conosciuto, però è il filosofo che sta alla base del pensiero di San Giovanni Paolo II. Questo filosofo sostiene che l’essenza dell’uomo è nella sua capacità di amare. L’uomo si qualifica come ens amans, ente che ama. E Scheler spiega che l’amore ha una stratificazione di profondità: si intensifica a partire dall’amore sensibile, per arrivare poi all’amore spirituale, e via via fino all’amore per il Sacro. Il Sacro è sempre con noi, perché è il fine ultimo della nostra vita. Per cui anche gli atei hanno il loro “sacro”, il loro valore supremo, che può essere il denaro, la famiglia, la politica… Max Scheler ha individuato nell’amore umano una componente egocentrica, l’eros, che tende al dominio, e una componente donativa, l’agape, capace di perdonare, di prendersi cura del prossimo indipendentemente dal tornaconto egoista, addirittura rivolta anche ai nemici. L’amore agapico è stato introdotto nella storia con i Vangeli, che hanno portato la più grande rivoluzione etica della storia, con una rivalutazione irreversibile della donna, del bambino, dello schiavo, del malato, dell’autorità come servizio e non come potere. 

E poi ho visto che è molto apprezzata anche una filosofa donna, che spiego nell’ultimo anno di filosofia: Santa Edith Stein, di origine ebraica, morta ad Auschwitz, a causa del nazismo. Lei sostiene il valore etico del sentimento, il “pensare con il cuore”, e valorizza la dignità della donna, della specificità femminile. Edith Stein integra il primo femminismo, che puntava giustamente sulla parità dei diritti, con il secondo femminismo che difende e valorizza la specificità femminile della donna … ad esempio in tutti i contratti di lavoro viene tutelata la maternità, per cui viene riconosciuta questa specificità femminile. 

Ritornando dunque alle domande iniziali, penso che lo studio delle tematiche etiche, psicologiche e metafisiche siano indispensabili per una crescita completa della persona. In questo mondo così tecnologico e scientifico, l’insegnamento della filosofia potrebbe trovare spazio non solo nei Licei, ma in tutte le scuole superiori, per un futuro più autenticamente umano e rispettoso dei valori etici.

Marco Fasol