Les Choristes  – (Newsletter n.3 ottobre 2020)

Les Choristes – (Newsletter n.3 ottobre 2020)

Paese: Francia – Durata: 97 minuti – Regia: Christophe Barratier

Un gruppo di ragazzi vivaci, un direttore autoritario e un insegnante premuroso: sono questi gli ingredienti di Les Choristes, pellicola del 2004 di Christophe Barratier, che racconta di quanto una relazione di qualità e davvero umana aiuti gli alunni a scoprire la bellezza della vita.


Siamo alla fine degli anni Quaranta in Francia, all’interno di un collegio per bambini orfani di guerra, in cui la punizione e l’intolleranza degli adulti regnano sovrani, fino a quando viene assunto in qualità di sorvegliante Mathieu (Gérard Jugnot), ex compositore di musica rimasto disoccupato.
In una delle scene iniziali il professore entra nel dormitorio dei ragazzi e al suo passare tra i letti tutti si posizionano sull’attenti e immobili, solo un bambino non si accorge della presenza del sorvegliante e continua a cantare e a suonare l’armonica. Constatando anche in altri alunni la predisposizione al canto, Mathieu decide di dare vita ad un coro, nonostante le obiezioni del direttore.


Da quest’attenzione rivolta agli interessi dei suoi allievi, ha inizio un’azione didattica volta a cogliere e a valorizzare le loro qualità e predisposizioni ancora acerbe, ma che con il sostegno e la guida di un’insegnante zelante si sviluppano e fioriscono. Mathieu è un educatore un po’ goffo ma dalle maniere delicate, che si prende cura dei suoi studenti adottando uno sguardo che va al di là del loro iniziale atteggiamento ribelle. All’interno della classe riesce a dedicare l’attenzione ad ogni singolo ragazzo e grazie a questo atteggiamento personalizzato aiuta ognuno a trovare, all’interno del coro, il ruolo che più gli si confà. In particolare riesce a mettere in luce il talento eccezionale di uno dei ragazzi, Morange, che nonostante l’atteggiamento in principio ostile e chiuso, finisce per diventare direttore d’orchestra.


La musica diventa lo strumento attraverso cui la speranza nei ragazzi si riaccende e illumina la loro vita all’interno del collegio, luce che però è contrastata dalla volontà di prevaricazione e imposizione del direttore che continua a rimanere cieco di fronte alla bellezza dei giovani in fiore. Il suo tono autoritario esalta ancora di più il carattere al contrario autorevole del professore di musica che ispira rispetto e fiducia nei ragazzi, pone la sua autorità al servizio dei suoi studenti che finalmente conoscono una relazione positiva e carica di stima e affetto. Questi ultimi tratti sono alla radice del gesto con cui i ragazzi salutano il loro insegnante quando, in una delle ultime scene, è costretto a dimettersi. Un insegnante dal cuore grande, che non ha paura di spendersi per le persone che gli sono affidate e che addirittura adotta uno dei più piccoli fanciulli che tutti i sabati attendeva speranzoso il ritorno dei suoi genitori.


Un’ultima parola deve essere spesa per sottolineare quanto sia la riflessività del professore ad accompagnare ogni sua azione, questo filo conduttore è anche l’ingrediente per una pratica di qualità e che viene offerto allo spettatore per entrare più in profondità nella mente e nel cuore del professore.

Claudia Zenone

Spunti per l’insegnamento della “NUOVA” EDUCAZIONE CIVICA – Incontro con Stefano Fontana

Spunti per l’insegnamento della “NUOVA” EDUCAZIONE CIVICA – Incontro con Stefano Fontana

Giovedì 15 ottobre 2020 il Centro Studi per l’Educazione ha il piacere di ospitare, in modalità telematica, il professor Stefano Fontana, veronese, docente di Storia e Filosofia, nonchè giornalista e scrittore

Lavoreremo con lui sul tema dell’Educazione Civica, materia che, in questo anno scolastico, riguarderà trasversalmente tutti gli ambiti dell’insegnamento.

L’incontro si svolgerà in modalità telematica; per questo motivo è indispensabile l’iscrizione tramite mail all’indirizzo segreteria@centrostudieducazione.it


AIUTAMI AD ESSERE FELICE – QUELLA LUCE NEI LORO OCCHI

AIUTAMI AD ESSERE FELICE – QUELLA LUCE NEI LORO OCCHI

Educare alla felicità è compito essenziale che coinvolge il campo dell’intelligenza socio-emotiva, cognitiva, etica, una finalità non dettata solo da nuovi contesti sociali e culturali. È prima di tutto un dovere morale di chi non rinuncia mai a interrogare la vita e a interrogarsi, a sperare e a lottare per e con le giovani generazioni.

Come confermano a livello internazionale le più accreditate ricerche psicopedagogiche, educazione e istruzione rappresentano poli interdipendenti e inscindibili dello stesso processo formativo: nelle scuole dove si punta ogni giorno a sostenere l’impegno personale e lo sviluppo del carattere, il senso di reciproca appartenenza e di responsabilità, gli studenti sono altamente motivati a dare il meglio di sé e a impegnarsi efficacemente nello studio.

Una scuola di vita, prima di tutto, per il conoscere, per il saper fare e per l’essere!

Destinatari
Personale docente di ogni ordine e grado (scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di 1° e 2° grado) e studenti universitari nel campo delle scienze educative

Verrà rilasciato attestato di partecipazione
Se per motivi sanitari non fosse possibile avviare il Corso, non si esclude la possibilità di attivarlo in modalità webinar (in questo caso verranno fornite puntuali indicazioni per gli iscritti).

Programma

L’edizione a distanza è strutturata in 5 Unità formative

Sabato 7 novembre: Unità Base, introduttiva e con carattere di obbligatorietà

Sabato 14 novembre e sabato 28 novembre: 4 Laboratori a scelta (di cui 2 obbligatori ai fini del rilascio di Attestato di partecipazione).

per maggiori dettagli sul programma completo delle 3 giornate scarica la locandina allegata

Costi – 70,00€ (comprensivi di iscrizione, coffee break, pranzo, materiale didattico)

Modalità di iscrizione

Come iscriversi (scadenza iscrizioni il 31 ottobre 2020)

1. Scarica la scheda di iscrizione (che trovi in fondo pagina) e compilane ogni sua parte, compreso il modulo sulla privacy

2.a. Se usufruisci della Carta del docente:

 – Genera sulla piattaforma S.O.F.I.A. il buono di €70,00 per partecipare al Corso “Aiutami ad essere felice. Quella luce nei loro occhi”

Identificativo : 48604  Edizione: 71245    

– Invia la scheda d’iscrizione e il buono Carta del Docente all’indirizzo: isacpro@prosocialita.it – Riceverai una conferma via mail dell’avvenuta iscrizione

 2.b. Se NON usufruisci della carta del docente:

Effettua il versamento di € 70,00 sul cc:     IT65D0200838511000104669877 intestato a Istituto di Scienze dell’Apprendimento e del Comportamento Prosociale – I.S.A.C. PRO- Causale: Quota di partecipazione al Corso “Aiutami ad essere felice”  + nome e cognome del partecipante

– Invia la scheda d’iscrizione e la ricevuta del bonifico all’indirizzo: isacpro@prosocialita.it – Riceverai una conferma via mail dell’avvenuta iscrizione.

Contatti utili

e-mail isacpro@prosocialita.it
segreteria@centrostudieducazione.it

L’Arte di insegnare – Incontro con Isabella Milani

L’Arte di insegnare – Incontro con Isabella Milani

Sabato 3 ottobre 2020  presso l’Istituto Virgo Carmeli – Via Carlo Alberto, 26 Golosine – 37136 Verona

All’inizio di un nuovo anno scolastico che pone insegnanti e studenti di fronte ad una nuova sfida educativa, il Centro Studi per l’Educazione propone un incontro con la Prof.ssa Isabella Milani per riflettere insieme su …. l’Arte di insegnare

Si può imparare ad essere bravi insegnanti ?

Come si conquista la fiducia dei propri studenti ?

Oggi si può vincere la sfida educativa ?

Quando l’insegnante è determinante per gli alunni ?


Conversazioni sotto l’ombrellone – (Newsletter n.2 settembre 2020)

Conversazioni sotto l’ombrellone – (Newsletter n.2 settembre 2020)

“E Lei.. di che si occupa nella vita?” mi chiede titubante la vicina di ombrellone, tra una richiesta di informazioni meteo e uno scambio di consigli sulla crema solare.

“Io insegno.”, rispondo sorridente

“Che bello! E’ così bello lavorare con i bambini!”, esclama con voce entusiasta.

“A dire il vero insegno in una scuola media..Lettere”, puntualizzo.

“Aaah…– geme inorridita – Che coraggio! Io non resisterei un attimo con quelli di quell’età…e poi al giorno d’oggi…noi non eravamo così. Sfacciati, maleducati…e come vanno a scuola vestiti…e poi …neanche un po’ di rispetto…e le famiglie che danno sempre ragione ai figli…una volta invece…”

“Già…”, sospiro piano.

Sospiro perché non ho la forza di aggiungere altro: non saprei come raccontare a quella signora che si dilunga infuocata nella solita retorica sociologica del “non come una volta” il viaggio che ogni anno mi accingo a intraprendere: ogni settembre mi imbarco su una nave e salpo senza conoscere il porto che mi attende, sempre un po’ restia e sospettosa, carica dei miei bagagli, dei miei programmi e delle mie aspettative, e mi ritrovo a viaggiare per mari e terre sconosciute, sicura solo che quando il viaggio sarà terminato, io sarò diversa e un po’ cresciuta.
Non ho la confidenza per spiegarle che sì, ci vuole coraggio a insegnare, ma non perché i ragazzi non sono più come quelli di una volta, ma perché saremo noi, dopo aver intrapreso questo viaggio, a non essere più quelli di una volta: non saremo più gli insegnanti dell’anno scorso, gli insegnanti del mese scorso… forse non saremo più le persone del tempo appeno trascorso.

Anche il prof. Mazard, nel film “Quasi nemici”, non è più lo stesso uomo dopo il percorso che è stato costretto a intraprendete con la studentessa Neilah, non è più lo stesso figlio (va a ritrovare la vecchia madre che da tanto tempo non vedeva), e solo in ultima battuta non è più lo stesso insegnante.

A dire il vero, vi confesserò, ogni volta che il viaggio di un nuovo anno scolastico ha inizio mi sento colpevolmente simile a questo saccente professore parigino: con una certa sicumera squadro i miei alunni, noti o sconosciuti che siano, con occhio critico, disapprovando dentro di me l’abbigliamento dell’uno, l’atteggiamento dell’altro, il linguaggio dei più… qualcuno mette pericolosamente alla prova la mia pazienza, qualcun altro riesce proprio a irritarmi.

Cos’è allora che cambia le carte in tavola? Cosa rovescia la situazione? Cosa spinge il prof. Mazard a piegarsi a un grazie per Neilah? Cosa spinge me a ostinarmi, ogni anno, a ricominciare il viaggio?
So di dire qualcosa che per voi è lapalissiano, scontato, quasi imbarazzante da ripetere, ma io ho bisogno di ricordarmelo ogni giorno e di scriverlo perfino qui, per rendermelo ancora più chiaro.
Ciò che fa cambiare rotta alla nave, che salva i miei alunni dal rischio che li faccia gettare in mare e salva me dall’ammutinamento, ciò che rende entusiasmante il mio e il loro viaggio e ci impedisce di naufragare, è senza ombra di dubbio la relazione.

La relazione dà senso a quello che faccio, la relazione è il tasto SAVE del mio lavoro, il tasto SAVE dell’esperienza scolastica, per me e per i miei alunni; nella relazione insegno tutto, nella relazione imparo tutto, nella relazione mi dimentico ogni nozione per impararla in modo nuovo, nella relazione si sgretolano i miei schemi mentali per ridisegnare la mappa del mio viaggio personale -e solo in secondo luogo professionale. Nella relazione divento capace di dire grazie ad ogni mio singolo alunno, di preoccuparmi per lui, di desiderare il meglio per e da lui.

Capiamoci: quando parlo di entrare in relazione non sono così ingenua da credere che dobbiamo indossare i panni strappati e cortissimi dei nostri alunni, dimenticarci i congiuntivi, sfidarci a Fortnite, ascoltare i loro idoli musicali e frequentare i loro locali per conquistare la loro simpatia e indurli ad ascoltarci.
Quando parlo di relazione intendo dire che l’insegnante riesce a salvarsi dal senso di frustrazione e fallimento e riesce a in-segnare ai suoi alunni un orizzonte di Senso, solo se si rende disponibile a scoprire e ad accogliere la persona che gli si pone davanti in tutta la sua interezza. Possono senza dubbio manifestarsi tra alunni e insegnante una antipatia o simpatia iniziale, una fiducia o sfiducia anche reciproca, diffidenza, insofferenza…ma l’insegnante che non vuole naufragare insieme a tutta la sua classe deve avere l’apertura e la disponibilità a mettersi in ascolto dell’altro, a lasciarsi interpellare dalla persona con cui ha a che fare e soprattutto concedersi e concedere all’altro il tempo.

Tempo per scoprirsi, per conoscersi, per farsi conoscere.
E’ il tempo di un anno scolastico che Pierre Mazard e Neilah sono costretti a condividere che li porta a conoscersi, a veder sgretolare le proprie solide convinzioni e ad avvicinarsi l’uno al mondo dell’altra. E’ il tempo lungo di un mese senza social, che permette a Veronica, la protagonista del libro di Fernando Muraca, di cambiare i nomignoli di amici, presunti tali e professori.
Ed è solo col tempo necessario a costruire la relazione che l’insegnante si trasforma in un educatore: colui che è capace di intravedere la bellezza e le potenzialità delle persone che gli sono affidate e non può permettere che queste rimangano sepolte, perché nella relazione si scopre a voler loro bene, a volere il loro bene.

Come emerge chiaramente dalla figura del prof. Mazard in “Quasi nemici” e da quella della prof.ssa La Balena Bianca, nel libro “Liberamente Veronica”, l’educatore non si accontenta di far lezione, di trasmettere quello che sa, ma si fa esigente, è sfidante, è provocatorio, tanto da risultare antipatico e non essere compreso nelle sue assurde intenzioni (“ti sfido a non usare i social per trenta giorni”, “ti sfido a recitare sulla metro attirando l’attenzione di tutti”…). L’insegnante che si fa educatore non molla: sa che nel gioco al rialzo che propone c’è l’ambizione di far emergere la dignità di quella persona, di allenare la sua volontà a raggiungere le mete sognate, di far crescere la sua autostima.

L’esperienza di questi due anni di vita del Centro Studi per l’Educazione racconta però come sia urgente e vitale per gli insegnanti affrontare questo viaggio insieme, trovando uno spazio in cui riflettere, nel senso proprio del termine di fare da specchio gli uni agli altri. Uno spazio in cui aiutarsi, imparare reciprocamente, riconoscere come la propria professionalità sia costantemente in crescita e sia inevitabilmente senza regole, perché le regole del gioco si inventano ogni giorno nella relazione con l’altro, che è sempre diverso, come diversi sono gli alunni, come diverso è lo stesso alunno, ogni giorno che passa, come diversi siamo noi, resi di giorno in giorno più umani dai nostri ragazzi.


Insomma, cara signora sotto l’ombrellone, cosa vuole che le dica? Ha proprio ragione lei: l’insegnamento è un mestiere per gente coraggiosa!

Silvia Spillari