Insegnare musica, oggi, nella scuola dell’obbligo – sfide ed opportunità (Newsletter n.18 marzo-giugno 2023)

Insegnare musica, oggi, nella scuola dell’obbligo – sfide ed opportunità (Newsletter n.18 marzo-giugno 2023)

Insegnare musica, come avviene per ogni cosa che si desidera trasmettere ad altri, richiede un desiderio profondo di condividere qualcosa di bello e di grande, con la disponibilità ad impegnarsi per questa causa. Tutto questo viene solitamente concentrato in un’espressione molto più  affascinante, anche se un po’ fuori moda: “vocazione” all’insegnamento. 

Negli ultimi anni questa vocazione deve essere più convinta rispetto al passato. Non mi riferisco tanto ad un passato remoto, quando chi voleva imparare a fare il musicista si metteva volontariamente alla “scuola” di un altro musicista, un po’ come facevano altri giovani con qualsiasi altro artigiano, per apprendere le tecniche del mestiere, i segreti, le innovazioni, la capacità di risolvere i problemi legati alla pratica dell’arte… Nel nostro passato più prossimo, invece, da diversi anni, la musica si insegna anche nella scuola dell’obbligo, per cui l’unico tipo di approccio proponibile, a mio avviso, è quello di chi si gioca ogni giorno la sua vocazione all’insegnamento tentando di incuriosire, destare un interesse, far provare bambini e ragazzi ad avvicinarsi al complesso ed inquieto oceano della musica per assaggiarne qualche goccia.

Nella scuola dell’obbligo, questa è sicuramente un grande opportunità: credo che la musica possa avere un ruolo importantissimo nel nostro sistema educativo/scolastico, come disciplina e come forma d’arte

Come disciplina la musica insegna, soprattutto attraverso la pratica, le grandi virtù della costanza, della pazienza, della fatica per arrivare ad ottenere un risultato concreto ed oggettivo; bisogna sottoporsi ad un lavoro intellettivo/manuale che può essere quantitativamente più o meno fruttuoso a seconda del talento e della predisposizione di ogni persona (che non è uguale per tutti, come, del resto, avviene con ogni altra disciplina); fatica imprescindibile per chiunque, se si vuole ottenere un livello di soddisfazione via via maggiore, che giustifichi e rimotivi a sua volta la necessità dell’impegno. La pratica musicale, specie quella in gruppo, favorisce una miriade di facoltà che sono tipiche della nostra umanità: il coordinamento oculo/manuale e spazio/temporale sono i cardini. La capacità di leggere ed articolare una melodia correttamente richiede la comprensione e la gestione di molti parametri contemporaneamente: altezza, intensità, ritmo e misurazione delle durate di suoni e silenzi, e così via. Per molti ragazzi si tratta di un primo approccio un po’ serio al mondo della musica pratica. Poco importa il mezzo impiegato; può essere uno strumento a fiato come il tradizionale flauto, piccoli strumenti a tastiera o a percussione (ovviamente il problema del costo e della praticità negli spostamenti, non è un problema da sottovalutare). L’educazione musicale nella scuola non ambisce certo a formare dei musicisti; molti ragazzi, però, grazie a questo primo approccio, hanno pensato poi di coltivare un loro talento al di fuori della scuola, in gruppi musicali giovanili, in bande musicali, gruppi corali, ecc. Un po’ di soddisfazione di questo tipo arriva sempre!!

Ma la musica è anche (e soprattutto) una forma d’arte e, come tale, è un linguaggio dello spirito umano. Eliminarla dall’educazione di un giovane vorrebbe dire eliminare una finestra verso il cielo, una delle vie che il buon Dio ha concesso agli uomini per poter elevare il loro spirito alla ricerca del Trascendente. Questa parte si coltiva sicuramente molto di più attraverso l’ascolto delle grandi produzioni musicali che oggi chiamiamo “classiche”; termine che, nel suo significato più ampio, riguarda tutte le epoche del passato e tutti i generi musicali. Parliamo della musica (forse, in realtà, solo una piccola parte di quella prodotta) che ha subito quella selezione, spregiudicata a volte ma efficace, che solo il tempo riesce a fare in modo veramente onesto.

La musica del passato, la più sconosciuta e quindi la più difficile da avvicinare, ha molto da insegnare alle nuove generazioni. A volte i ragazzi si stupiscono che da un insegnante di cinquant’anni possa arrivare qualche proposta musicale interessante, forse a volte vogliono anche compiacermi un po’; magari il mio entusiasmo desta in loro un po’ di tenerezza… I momenti in cui li ho sempre visti molto coinvolti sono quelli in cui la musica è ispirata (e quindi associata) ad un testo, come avviene nei musical, nelle canzoni di musica leggera, nel melodramma, nei lied, anche nella musica sacra. Conoscere il testo di partenza è sempre una leva molto efficace per far breccia nella curiosità di chi ascolta ed ottenere poi l’apprezzamento di quella musica che ne amplifica il significato.

Dobbiamo però riuscire a far breccia nel loro mondo, il mondo dei nostri ragazzi di oggi. Talvolta per riuscire a farlo dobbiamo accettare anche di dover imporci; ci stupiamo sempre come alcune cose belle possano non venire accolte con disponibilità! 

Riuscire ad affacciarsi su questo mondo un po’ blindato, che caratterizza da sempre tutti gli adolescenti e trovare un minimo di accoglienza, è una grandissima sfida! 

Gli adolescenti con cui lavoriamo oggi, purtroppo, sono spesso sazi di diverse cose, magari a nostro avviso futili, ma per loro appaganti. Credo che non ci sia niente di più difficile che proporre un qualsiasi piatto prelibato, cucinato con tutto l’amore possibile, ad una persona già sazia di altri cibi più insipidi. Spesso la sazietà e la semplice ignoranza, ovvero la non conoscenza, fanno sì che non si senta nemmeno la curiosità di scoprire altro. Sicuramente anche noi insegnanti non sempre riusciamo a testimoniare l’entusiasmo che alcune grandi espressioni artistiche riscuotono in noi.

Così ogni tanto frugo nei miei ricordi, chiedendomi quali fossero i segreti degli insegnanti (molti, fortunatamente) che ho ritenuto più significativi nel mio percorso scolastico. Ebbene, il comune denominatore di tutte le loro qualità umane e professionali era sempre lo stesso: sono stati molto esigenti con me. Mi chiedevano molto, a tutti chiedevano molto! Sapevano anche toccarci il cuore, ma non per vie accomodanti o concedendo sconti. A volte forse ci sembravano “poco umani”, ma questa parte più negativa oggi è stata quasi completamente cancellata dai ricordi.

Dobbiamo aver più coraggio di fare lo stesso; ecco la prima convinzione che sto maturando sempre di più. Una seconda convinzione è molto legata alla prima. Abbiamo un prezzo più alto da pagare rispetto al passato: spiegare, dialogare, convincere i genitori di oggi che questo tipo di approccio “esigente” ai loro figli è quello più giusto; ossia quello che richiede a noi insegnanti più amore e più dedizione, ma anche più stima e più fiducia nei confronti delle nuove generazioni.

Prof. Damiano Ceschi

La Musica con la M maiuscola è Bellezza – intervista al maestro Paolo Facincani (Newsletter n.18 marzo-giugno 2023)

La Musica con la M maiuscola è Bellezza – intervista al maestro Paolo Facincani (Newsletter n.18 marzo-giugno 2023)

Nel centro di Verona, all’interno del prestigioso chiostro di Sant’Eufemia, troviamo la sede di una preziosa realtà, che della musica ha fatto il suo fulcro: si tratta dell’Accademia Lirica Verona, un’istituzione che opera nel territorio veronese da più di vent’anni. Nella città conosciuta nel mondo per l’anfiteatro tra i più suggestivi ancora in uso, l’Accademia ha certo occasione di mettere alla prova i suoi talenti più giovani. Per permettere, però, a questi ragazzi di scoprire e coltivare la loro passione, ALiVe propone una vera e propria scuola, con appuntamenti e impegni che richiedono grande organizzazione, costanza e spirito di sacrificio; ma lo fanno volentieri! Abbiamo avuto la possibilità di porre qualche domanda al maestro Paolo Facincani, ideatore e fondatore e guida musicale di ALiVe.

 Maestro, prima di tutto posso chiederle di presentare la sua attività e i bambini e ragazzi che vengono in esse coinvolti?

L’attività che svolgo come musicista in A.LI.VE. (Accademia Lirica Verona) è con i bambini del coro di voci bianche, formato da bambini e bambine in età compresa tra i 7 e i 12 anni che esegue vario repertorio (dal gregoriano all’opera lirica, dall’oratorio sacro a brani didattici) e collabora con la Fondazione Arena di Verona in produzioni lirico-sinfoniche sia al teatro Filarmonico che in Arena.

In Accademia è operante anche un coro giovanile formato da ragazzi e ragazze in età compresa tra i 13 e i 25 anni che esegue il repertorio polifonico sacro e profano (rinascimentale, barocco, romantico e tardo romantico e contemporaneo).

Seguo inoltre la crescita e la formazione di giovani solisti, sia voci bianche che voci di tessitura ‘adulta’ sia nel repertorio lirico che pop.

Parimenti seguo bambini e giovani nel percorso strumentale coadiuvato da maestri di chiara fama.

Rispetto all’educazione musicale a scuola, i ragazzi che vengono da lei scelgono volontariamente di approfondire una disciplina musicale, mostrando quindi la passione come ingrediente di partenza. Oltre a questo amore per la musica, quali altre qualità sono necessarie per far sì che la passione si trasformi in arte? Quali invece sono gli aspetti che maggiormente vengono educati da un percorso di studi di tipo musicale?

Il bambino che canta nel coro riceve un’educazione varia, fondamentalmente migliora la sua capacità di concentrazione. Sviluppa inoltre una sensibilità all’ascolto (proprio e degli altri), acquisisce un metodo di studio i cui risultati dimostra nelle esecuzioni pubbliche, si crea un senso estetico rivolto al ‘bello’ e pratica una solida disciplina personale e di gruppo.

Per ottenere tutto ciò ci vuole costanza, nel caso degli allievi di ALIVE è una cosa quasi naturale perché i bambini e i giovani che frequentano il coro si divertono a mettere in pratica tutto ciò.Per trasformare la passione in arte gli allievi hanno bisogno di un maestro, di una guida sicura che li sappia condurre, stimolandoli e affascinandoli.

Oggi la musica, di vari generi, è nelle orecchie di tutti. A suo modo di vedere, tutta la musica è arte ed è in grado di comunicare qualcosa? Quali autori del presente o del passato consiglierebbe, in particolare al mondo educativo?

Oggi la musica viene ‘consumata’ velocemente da chiunque lo voglia, è di facile reperibilità e riproduzione. Non tutta la musica è arte, c’è da distinguere tra bella e brutta musica. Questo distinguo vale per tutti i generi musicali di tutte le epoche. La musica dei nostri giorni rispecchia il mondo in cui viviamo. Come si riesce a capirne il valore? Studiando, praticando, eseguendo, provando e riprovando. Il consiglio che mi sento di dare agli insegnanti è sul ‘modus operandi’: la musica non va consumata, va fatta praticare, va spiegata, contestualizzata, va colta nel suo aspetto più affascinante.

Così facendo gli insegnanti potranno scegliere il repertorio più adatto ai loro alunni e alla loro preparazione culturale. In questo modo potranno scegliere consapevolmente tra Bach e Gaber, tra Puccini e Rino Gaetano.

“La bellezza salverà il mondo” è una delle citazioni di Dostoevskij più celebri e ripetute. Come ritiene che la musica possa inserirsi in questo processo e contribuire al riscatto dell’umanità?

La Musica con la M maiuscola è Bellezza. Per i bambini e i giovani d’oggi è necessario prendere le distanze dalla tecnologia e ritornare alla relazione tra esseri vivi che sanno immaginare. Solo così si potrà ripartire e dare un vero senso alla vita.

Miriam Dal Bosco

Un mondo im-probabile. “Fine Tuned” – (Newsletter n.18 marzo – giugno 2023)

Un mondo im-probabile. “Fine Tuned” – (Newsletter n.18 marzo – giugno 2023)

Yves Gaspar, Umberto Fasol -La Bussola 2022

Questo agile testo, scritto da un cosmologo e da un biologo, vuole fornire dati a favore dell’argomento dell’universo fine tuned, traducibile come finemente regolato.

Coloro che sostengono questa tesi dichiarano che le osservazioni scientifiche hanno messo in luce che la possibilità della vita in natura è dipesa e dipende da una combinazione di condizioni che hanno una probabilità estremamente bassa di verificarsi: da qui il titolo del libro “Un mondo improbabile”. Scrivono gli autori nella prefazione che “universo fine tuned” significa due cose: “per primo, tutto ciò che è misurabile al suo interno, vita compresa, è definito con una precisione che si spinge fino all’ennesima cifra dopo la virgola, pena la sua non esistenza. Il secondo significato: tutto, ma proprio tutto, è connesso, perché tutta la materia e l’energia dell’Universo sono apparse in una sola volta, al momento del Big Bang così come tutte le cellule del mio corpo derivano dallo stesso uovo fecondato”.

Nella prima parte, il cosmologo Yves Gaspar, già allievo del fisico John Barrow, si sofferma sulla straordinaria sintonizzazione fine di alcune costanti di natura contenute nelle leggi fisiche che regolano il nostro universo attuale osservabile, non del tutto spiegabili dalla teoria standard del Big Bang. Per citare solo uno degli esempi descritti, se il rapporto fra i valori numerici del rapporto fra la massa dell’elettrone e quella del protone, e la costante di struttura fine α fosse diverso da quello attuale “potrebbero non esistere le stelle! Inoltre, non potrebbero formarsi strutture ordinate come i geni, i cromosomi e il DNA”.  Interessante anche le considerazioni svolte intorno alle proprietà della molecola dell’acqua, del tutto particolari rispetto a quelle degli altri materiali conosciuti, e che rendono possibile le forme di vita conosciute sul nostro pianeta.

Nella seconda parte, il biologo Umberto Fasol prende in considerazione diversi aspetti della vita al fine di dimostrare la sua estrema complessità e improbabilità, dato che il suo verificarsi deve rispettare una serie di condizioni estremamente precise, fornendo una ricca e suggestiva quantità di esempi. Si sofferma per esempio sulle combinazioni di geni e cromosomi presenti in una cellula o sul processo di sviluppo dell’embrione.

Di fronte alla grande quantità di dati che la scienza mette a disposizione, solo l’abitudine, affermano i due autori, può impedirci di meravigliarci davanti allo spettacolo della vita. Che poi questa meraviglia possa essere la base di partenza per successive riflessioni di ordine filosofico, i due autori non lo escludono e non lo negano, ma rispettano i confini dei saperi, paghi di avere risvegliato lo stupore di fronte a un mondo “improbabile”. In conclusione, è un testo scritto in modo da risultare il meno difficile possibile anche a chi non è avvezzo alla terminologia e alle teorie chiamate in causa e, dal punto di vista didattico, si segnala per la capacità di offrire numerosi spunti per discussioni interdisciplinari.

Alessandro Cortese

Il sito consigliato – (Newsletter n.18 marzo – giugno 2023)

Il sito consigliato – (Newsletter n.18 marzo – giugno 2023)

Lineatempo. Itinerari di storia, letteratura, filosofia e arte è una rivista quadrimestrale on-line gratuita di approfondimento e di aggiornamento per docenti attiva dal 1997. Il titolo dell’ultimo numero monografico è “La sfida antropologica nella civiltà della tecnica”, in cui ci si interroga sulle potenzialità e sui rischi del progresso scientifico e tecnologico.

https://www.lineatempo.eu

Il lavoro di squadra (Newsletter n.18 marzo – giugno 2023)

Il lavoro di squadra (Newsletter n.18 marzo – giugno 2023)

di Ezio Bosso

Proponiamo un breve estratto da un lungo servizio apparso nel 2017 su Rai Tre e dedicato a Ezio Bosso, compositore, musicista e direttore d’orchestra, scomparso due anni fa.

Nel brano egli mette in luce in modo suggestivo il collegamento tra l’orchestra e la società ideale, i cui componenti sanno ascoltarsi reciprocamente e migliorano insieme. Nell’analogia, la partitura viene accostata alla Costituzione.

Il lavoro di squadra

“L’orchestra è la società ideale, sei obbligato ad ascoltarti, ad ascoltare il tuo vicino, sei una società che si ascolta, che si migliora. Non studiamo, non proviamo le ore per essere i migliori, ma per migliorare”.