Lineatempo. Itinerari di storia, letteratura, filosofia e arte è una rivista quadrimestrale on-line gratuita di approfondimento e di aggiornamento per docenti attiva dal 1997. Il titolo dell’ultimo numero monografico è “La sfida antropologica nella civiltà della tecnica”, in cui ci si interroga sulle potenzialità e sui rischi del progresso scientifico e tecnologico.
Romanae Disputationes (RD) è il Concorso nazionale di filosofia per studenti e studentesse della secondaria superiore.
Le RD sono promosse da ApiS – Amore per il Sapere, associazione nata da un gruppo di docenti, ricercatori e professionisti impegnati nel mondo dell’educazione e della cultura con l’intento di promuovere progetti orientati alla formazione delle giovani generazioni. le RD rientrano nel Programma annuale per la valorizzazione delle eccellenze del MIUR e rappresentano uno dei progetti di potenziamento delle eccellenze più significativi su scala nazionale in ambito filosofico.
A proposito di letteratura per ragazzi segnaliamo il sito del Centro per il libro e la lettura, un istituto del Ministero per la Cultura creato nel 2007 per incentivare la lettura soprattutto tra i più giovani e nelle scuole a partire dal riconoscimento del suo valore sociale.
Esso offre informazioni su bandi e progetti e un ricco repertorio di siti sull’argomento.
In questa newsletter segnaliamo alcuni portali utili per orientarsi nel mondo, sempre più vasto, delle serie TV (oltre che dei film).
Sono risorse pensate per genitori ed educatori per metterli in grado di restare aggiornati su tutte le ultime novità e formarsi un primo giudizio sulla base delle recensioni, i cui criteri di giudizio non riguardano solo gli aspetti tecnico-artistici, ma anche il contenuto valoriale dei diversi prodotti. Sono anche suggeriti dei possibili temi di discussione a cui le serie si prestano, e che possono essere affrontati all’interno di un dialogo educativo.
Associazione Italiana Centri Culturali, Centro Culturale di Milano e Il Rischio Educativo, con la collaborazione di Diesse, Disal, Foe, e Portofranco, hanno ideato un’iniziativa per il Centenario di don Luigi Giussani, incentrata su uno dei temi che gli stavano più a cuore: l’educazione.
“Educare oggi. La proposta e il metodo di don Luigi Giussani” è una serie di quattro incontri, in forma dialogica, organizzata per discutere, confrontarsi, conoscere una proposta educativa tra le più interessanti del ‘900 e dei nostri giorni.
Giovedì 21 aprile “Il metodo educativo” – relatore Julian Carron
Giovedì 5 maggio “Autorità e libertà” – relatore Antonio Polito
Giovedì 12 maggio “Verità e realtà” – relatrice Luigina Mortari
Giovedì 19 maggio “Tradizione e verifica” – relatore Giorgio Chiosso
Un’iniziativa aperta a tutti quelli che nella società e nella scuola sentono con sincerità l’importanza dell’educazione come dimensione cruciale nello sviluppo umano, dalla prima età all’età adulta, affinché la persona emerga come protagonista della vita sociale e culturale.
Nel mondo della scuola e della formazione, e anche in quello dell’Università, si concentrano le sfide del cambiamento antropologico che viviamo e dove, dunque, si riscontrano le testimonianze di un cammino umano, fatto di tentativi, riprese, impegni, sacrifici, per dare consistenza alla dimensione educativa. Il bisogno educativo è avvertito a livello globale, proprio nelle crisi e nelle riduzioni dell’umano che la società contemporanea sta attraversando.
È stato chiesto a esponenti del mondo della scuola, dell’università, della comunicazione, della vita sociale, di confrontarsi con i testi di don Giussani sull’educazione, a partire dal suo scritto principale, Il rischio educativo.
Sono stati attivati focus di discussione che, a partire da letture attente dei testi, pongano in rilievo le idee educative di don Giussani e, attraverso un paragone serrato con l’attualità, ne verifichino l’attualità e il valore, aprendo domande e scoprendo nuove problematiche.
La riflessione sarà sostenuta anche dal confronto con esperienze educative, personali e collettive.
Ogni incontro vedrà la partecipazione di un keynote speaker, che dialogherà con i curatori del ciclo e con alcuni discussants.
I due autori, esperti di problemi educativi, intervengono nel dibattito apertosi con l’approvazione alla Camera del progetto di legge che introduce nella scuola le competenze non cognitive, sottolineandone il valore ai fini di un buon apprendimento, alla luce anche del periodo di didattica a distanza che ha inciso negativamente sulla stabilità emotiva degli studenti.
Caro direttore, l’esigenza di una più accurata attenzione allo sviluppo della personalità degli allievi è emersa prepotentemente durante la stagione pandemica. In situazione DAD gli insegnanti più efficaci sono stati quelli che hanno saputo occuparsi dei loro allievi non soltanto sul piano degli apprendimenti, ma anche nel sostegno relazionale. Quanto è accaduto in circostanze emergenziali non fa che confermare ciò che da tempo è noto e cioè che il potenziamento delle competenze definite «non cognitive» o «socio-emotive», integrano e migliorano le competenze «cognitive».
Gli stessi apprendimenti risultano più saldi se sono uniti a una visione generale della persona-allievo, non separando conoscenze-competenze-tratti di personalità come la costanza nel lavoro, la stabilità emotiva, la capacità di stare con gli altri, l’apertura mentale ecc. Non si tratta di aggiungere una nuova «materia», né di mettere in pagella un voto sulla capacità di autocontrollo o sulla coscienziosità degli allievi, né tanto meno di introdurre surrettiziamente un condizionamento a conformarsi alle richieste della società. La preoccupazione, tutta educativa (se si vuole che la scuola continui ad essere educativa), è quella di aiutare i docenti a porre maggiore attenzione a sviluppare, parallelamente alla trasmissione di conoscenze, le attitudini che possono contribuire alla crescita della persona nella sua interezza, magari con un occhio non distratto alle obiettive difficoltà che l’educazione dei ragazzi e dei giovani pone oggi alla generazione adulta (bullismo, comportamenti a-sociali, videodipendenza, precoce introduzione all’uso di sostanze).
Queste competenze si sviluppano nella prima infanzia, nella famiglia e con gli amici, creando disuguaglianze di cui la scuola deve essere consapevole perché ha il compito di attenuarle o rimuoverle, collegando equità e qualità. In tutto il mondo, l’attenzione alle competenze non cognitive porta alla diminuzione degli abbandoni scolastici, promuovendo, per esempio, l’autostima e la motivazione ad apprendere specialmente nei ragazzi poco brillanti o reduci da precedenti fallimenti. Sostenere che la cultura possa essere acquisita in modo libero e spontaneo e tutto sommato misterioso (una specie di nostalgia gentiliana) spinge alla deresponsabilizzazione, perché l’apprendimento nasce all’interno di una relazione che punta sulla curiosità, sul desiderio di esplorare, sull’atteggiamento positivo nei confronti degli altri e delle cose, impadronendosi contemporaneamente degli strumenti per farlo: il linguaggio, il pensiero logico e matematico, la conoscenza delle scienze, delle arti, del pensiero storico e filosofico.
Il buon senso di molti insegnanti ha sempre collegato il risultato all’impegno e alle caratteristiche personali, riconoscendo così l’esistenza di fattori non quantificabili che però incidono sugli apprendimenti. E oggi, quando due anni di isolamento hanno minato la fiducia dei ragazzi in sé stessi e negli adulti, serve una scuola capace di far crescere la capacità critica e cioè progettuale e creativa dei ragazzi non solo passando dalle materie scolastiche.
di Giorgio Vittadini e Giorgio Chiosso (fonte: Corriere della sera – 02.02.2022)