Nel centro di Verona, all’interno del prestigioso chiostro di Sant’Eufemia, troviamo la sede di una preziosa realtà, che della musica ha fatto il suo fulcro: si tratta dell’Accademia Lirica Verona, un’istituzione che opera nel territorio veronese da più di vent’anni. Nella città conosciuta nel mondo per l’anfiteatro tra i più suggestivi ancora in uso, l’Accademia ha certo occasione di mettere alla prova i suoi talenti più giovani. Per permettere, però, a questi ragazzi di scoprire e coltivare la loro passione, ALiVe propone una vera e propria scuola, con appuntamenti e impegni che richiedono grande organizzazione, costanza e spirito di sacrificio; ma lo fanno volentieri! Abbiamo avuto la possibilità di porre qualche domanda al maestro Paolo Facincani, ideatore e fondatore e guida musicale di ALiVe.
Maestro, prima di tutto posso chiederle di presentare la sua attività e i bambini e ragazzi che vengono in esse coinvolti?
L’attività che svolgo come musicista in A.LI.VE. (Accademia Lirica Verona) è con i bambini del coro di voci bianche, formato da bambini e bambine in età compresa tra i 7 e i 12 anni che esegue vario repertorio (dal gregoriano all’opera lirica, dall’oratorio sacro a brani didattici) e collabora con la Fondazione Arena di Verona in produzioni lirico-sinfoniche sia al teatro Filarmonico che in Arena.
In Accademia è operante anche un coro giovanile formato da ragazzi e ragazze in età compresa tra i 13 e i 25 anni che esegue il repertorio polifonico sacro e profano (rinascimentale, barocco, romantico e tardo romantico e contemporaneo).
Seguo inoltre la crescita e la formazione di giovani solisti, sia voci bianche che voci di tessitura ‘adulta’ sia nel repertorio lirico che pop.
Parimenti seguo bambini e giovani nel percorso strumentale coadiuvato da maestri di chiara fama.
Rispetto all’educazione musicale a scuola, i ragazzi che vengono da lei scelgono volontariamente di approfondire una disciplina musicale, mostrando quindi la passione come ingrediente di partenza. Oltre a questo amore per la musica, quali altre qualità sono necessarie per far sì che la passione si trasformi in arte? Quali invece sono gli aspetti che maggiormente vengono educati da un percorso di studi di tipo musicale?
Il bambino che canta nel coro riceve un’educazione varia, fondamentalmente migliora la sua capacità di concentrazione. Sviluppa inoltre una sensibilità all’ascolto (proprio e degli altri), acquisisce un metodo di studio i cui risultati dimostra nelle esecuzioni pubbliche, si crea un senso estetico rivolto al ‘bello’ e pratica una solida disciplina personale e di gruppo.
Per ottenere tutto ciò ci vuole costanza, nel caso degli allievi di ALIVE è una cosa quasi naturale perché i bambini e i giovani che frequentano il coro si divertono a mettere in pratica tutto ciò.Per trasformare la passione in arte gli allievi hanno bisogno di un maestro, di una guida sicura che li sappia condurre, stimolandoli e affascinandoli.
Oggi la musica, di vari generi, è nelle orecchie di tutti. A suo modo di vedere, tutta la musica è arte ed è in grado di comunicare qualcosa? Quali autori del presente o del passato consiglierebbe, in particolare al mondo educativo?
Oggi la musica viene ‘consumata’ velocemente da chiunque lo voglia, è di facile reperibilità e riproduzione. Non tutta la musica è arte, c’è da distinguere tra bella e brutta musica. Questo distinguo vale per tutti i generi musicali di tutte le epoche. La musica dei nostri giorni rispecchia il mondo in cui viviamo. Come si riesce a capirne il valore? Studiando, praticando, eseguendo, provando e riprovando. Il consiglio che mi sento di dare agli insegnanti è sul ‘modus operandi’: la musica non va consumata, va fatta praticare, va spiegata, contestualizzata, va colta nel suo aspetto più affascinante.
Così facendo gli insegnanti potranno scegliere il repertorio più adatto ai loro alunni e alla loro preparazione culturale. In questo modo potranno scegliere consapevolmente tra Bach e Gaber, tra Puccini e Rino Gaetano.
“La bellezza salverà il mondo” è una delle citazioni di Dostoevskij più celebri e ripetute. Come ritiene che la musica possa inserirsi in questo processo e contribuire al riscatto dell’umanità?
La Musica con la M maiuscola è Bellezza. Per i bambini e i giovani d’oggi è necessario prendere le distanze dalla tecnologia e ritornare alla relazione tra esseri vivi che sanno immaginare. Solo così si potrà ripartire e dare un vero senso alla vita.
Questo agile testo, scritto da un cosmologo e da un biologo, vuole fornire dati a favore dell’argomento dell’universo fine tuned, traducibile come finemente regolato.
Coloro che sostengono questa tesi dichiarano che le osservazioni scientifiche hanno messo in luce che la possibilità della vita in natura è dipesa e dipende da una combinazione di condizioni che hanno una probabilità estremamente bassa di verificarsi: da qui il titolo del libro “Un mondo improbabile”. Scrivono gli autori nella prefazione che “universo fine tuned” significa due cose: “per primo, tutto ciò che è misurabile al suo interno, vita compresa, è definito con una precisione che si spinge fino all’ennesima cifra dopo la virgola, pena la sua non esistenza. Il secondo significato: tutto, ma proprio tutto, è connesso, perché tutta la materia e l’energia dell’Universo sono apparse in una sola volta, al momento del Big Bang così come tutte le cellule del mio corpo derivano dallo stesso uovo fecondato”.
Nella prima parte, il cosmologo Yves Gaspar, già allievo del fisico John Barrow, si sofferma sulla straordinaria sintonizzazione fine di alcune costanti di natura contenute nelle leggi fisiche che regolano il nostro universo attuale osservabile, non del tutto spiegabili dalla teoria standard del Big Bang. Per citare solo uno degli esempi descritti, se il rapporto fra i valori numerici del rapporto fra la massa dell’elettrone e quella del protone, e la costante di struttura fine α fosse diverso da quello attuale “potrebbero non esistere le stelle! Inoltre, non potrebbero formarsi strutture ordinate come i geni, i cromosomi e il DNA”. Interessante anche le considerazioni svolte intorno alle proprietà della molecola dell’acqua, del tutto particolari rispetto a quelle degli altri materiali conosciuti, e che rendono possibile le forme di vita conosciute sul nostro pianeta.
Nella seconda parte, il biologo Umberto Fasol prende in considerazione diversi aspetti della vita al fine di dimostrare la sua estrema complessità e improbabilità, dato che il suo verificarsi deve rispettare una serie di condizioni estremamente precise, fornendo una ricca e suggestiva quantità di esempi. Si sofferma per esempio sulle combinazioni di geni e cromosomi presenti in una cellula o sul processo di sviluppo dell’embrione.
Di fronte alla grande quantità di dati che la scienza mette a disposizione, solo l’abitudine, affermano i due autori, può impedirci di meravigliarci davanti allo spettacolo della vita. Che poi questa meraviglia possa essere la base di partenza per successive riflessioni di ordine filosofico, i due autori non lo escludono e non lo negano, ma rispettano i confini dei saperi, paghi di avere risvegliato lo stupore di fronte a un mondo “improbabile”. In conclusione, è un testo scritto in modo da risultare il meno difficile possibile anche a chi non è avvezzo alla terminologia e alle teorie chiamate in causa e, dal punto di vista didattico, si segnala per la capacità di offrire numerosi spunti per discussioni interdisciplinari.
Lineatempo. Itinerari di storia, letteratura, filosofia e arte è una rivista quadrimestrale on-line gratuita di approfondimento e di aggiornamento per docenti attiva dal 1997. Il titolo dell’ultimo numero monografico è “La sfida antropologica nella civiltà della tecnica”, in cui ci si interroga sulle potenzialità e sui rischi del progresso scientifico e tecnologico.
Proponiamo un breve estratto da un lungo servizio apparso nel 2017 su Rai Tre e dedicato a Ezio Bosso, compositore, musicista e direttore d’orchestra, scomparso due anni fa.
Nel brano egli mette in luce in modo suggestivo il collegamento tra l’orchestra e la società ideale, i cui componenti sanno ascoltarsi reciprocamente e migliorano insieme. Nell’analogia, la partitura viene accostata alla Costituzione.
Il lavoro di squadra
“L’orchestra è la società ideale, sei obbligato ad ascoltarti, ad ascoltare il tuo vicino, sei una società che si ascolta, che si migliora. Non studiamo, non proviamo le ore per essere i migliori, ma per migliorare”.
Il Centro Studi per l’Educazione ha il piacere di ospitare Antonia Arslan, scrittrice italiana di origine armena, autrice del celebre romanzo “La masseria delle allodole”, che parlerà di cosa significhi appartenere ad un popolo con una storia così importante e singolare. Con l’occasione presenterà il suo libro“Il destino di Aghavnì”, uscito lo scorso novembre.
l’incontro sarà 30 maggio 2023 alle ore 18.30
presso l’aula magna delle Scuole Ed.Res (via Calatafimi, 12 – Verona).
Per chi non potesse essere presente, ma avesse piacere di seguire la serata, sarà attiva una diretta YouTube sul canale di Sacre Questioni a cui potrete accedere direttamente dal tasto “Segui la diretta” qui sotto.